Perché fare un restyling? Beh, tutto sommato la risposta a questa domanda è piuttosto scontata. Noi siamo tifosi della stravaganza, sempre 🙂 ma il mercato segue regole ben precise… e l’occhio vuole la sua parte.
Coco Chanel disse che «la moda non è un qualcosa che esiste solo sotto forma di abiti. La moda è nel cielo, nelle strade; la moda ha a che fare con le idee, il modo in cui viviamo, ciò che accade».
E una buona strategia di marketing deve avere i piedi ben piantati sulla terra. E quindi deve avere a che fare proprio col cielo, con le strade, con le idee, col modo in cui viviamo, con ciò che accade intorno a noi… in caso contrario, rischierebbe di non raggiungere i risultati sperati. Una buona strategia di marketing, insomma, deve avere il coraggio di cambiare assieme alle esigenze di un mondo che cambia continuamente… senza mai rinunciare ad un’identità personale ben precisa, ovviamente!
Pensateci: c’è stato un tempo – gli anni 90′, in particolare – in cui i pantaloni a zampa di elefante (o a campana, che dir si voglia) erano apprezzati da tutte e tutti, indistintamente, da ragazze e ragazzi anche di culture diverse: piacevano ai precisini ma pure ai punkabbestia, ai modaioli e perfino ai secchioni. Poi, per diversi anni (prima di tornare sulla cresta dell’onda in tempi recentissimi), sono caduti completamente nel dimenticatoio. Ad incontrare qualcuno che li indossava per strada, suscitavano la stessa curiosità di un dinosauro. Spesso rimanevano nei negozi della Roy Roger’s, forse addirittura negli scatoloni, e la maggior parte optava per il taglio slim.
È un esempio che ci suggerisce che il mondo cambia, che i gusti delle persone cambiano, e secondo criteri che a volte sono addirittura indecifrabili …un brand che si rispetti ha l’esigenza di farsi trovare pronto!
In fondo questo è il restyling. È andare dal barbiere e chiedere giusto una spuntatina (consapevoli della nota mania dei barbieri: rasare tutto!). Ogni tanto, per stare un pochino più ordinati, è necessario. Nel nostro caso, però, l’obiettivo non è (o almeno non solo) una risistemata, ma è fortificare l’espansione di un brand in un contesto in continua evoluzione, senza disperderne l’identità. Anzi, irrobustendola.
Quando si parla di business bisogna mettere da parte i sentimentalismi.
Spesso è difficile cambiare pur puro legame affettivo verso un marchio esistente ormai da anni… quindi la domanda sorge ancora più spontanea… se sono affezionato perchè dovrei cambiarlo?
Il tuo marchio non è un oggetto di affezione, lasciamolo alla collanina della nonna o l’auto del nonno, affezionarti ad un “prodotto” che ha la funziona di rappresentare la tua azienda, i tuoi valori, il tuo primo impatto col mondo esterno, non può essere determinato da un motivo puramente emotivo.
Il marchio ha uno scopo commerciale. Ed è per questo che devi tagliare il cordone ombelicale.
Vediamo insieme qualche altra casistica “tecnica” in cui è veramente necessario voltar pagina:
- è in atto un’evoluzione aziendale verso nuovi orizzonti.
- è in corso un riposizionamento aziendale e quindi la volontà di far cambiare percezione di sè.
- il marchio non si presta agli utilizzi che la tecnologia e i supporti di comunicazione odierni richiedono
- e oggettivamente non funzionale
- non rispetta i requisiti minimi tecnici di riproducibilità e adattabilità
- nasce da una risorsa stock (non c’è cosa peggiore!)
- è copiato da qualche altro marchio (forse questa :P)
- è in corso un cambio generazionale
- ci si rende conto di non essere al passo con i trend imposti dal mercato
- il marchio non permette una scalabilità sul visual dei prodotti aziendali
- cambiare reputazione
- in caso di fusioni aziendali
- contrastare un momento di crisi
p.s. il nostro marchio è frutto di evoluzione e cambiamenti avvenuti in circa 8 anni. E nessuno ci assicura che rimarrà così per sempre.
Volete qualche esempio pratico?
Vabbè, abbiamo capito: basta chiacchiere. Volete capire in fretta di cosa stiamo parlando. E noi ve lo facciamo vedere con una pratica dimostrazione. Tra i progetti che curiamo, quello del Museo di Pulcinella è forse tra quelli che raccontano meglio come rinnovare un’identità visiva ben consolidata, senza stravolgerla, attraverso un rebranding efficace.
Abbiamo puntato, in questo caso, su un restyling conservativo, che ha tenuto traccia dei lineamenti e dell’identità del precedente logo, rifacendosi direttamente ad esso senza stravolgerlo, attuando un procedimento di modernizzazione e armonizzazione per valorizzarne i punti di forza ed eliminare tutti i problemi di riproducibilità e disarmonia.
Siamo partiti dall’analisi di operazioni simili.
Abbiamo tenuto in considerazione il vecchio marchio…
E abbiamo realizzato il nostro restyling: ora il Museo di Pulcinella ha un’identità visiva riconoscibile ed univoca. Il marchio presenta un’unica idea grafica ed il nome che accompagna il pittogramma è chiaro e immediato. È sia semplice da leggere e memorizzare che facile da pubblicizzare su tutti i tipi di media e supporti. Ora è storico, classico, tradizionale, evocativo, figurativo… ma coerente!
Andiamo avanti con altri esempi, come digiketo che negli anni ha subito un processo di evoluzione che lo ha seguito pian piano nei processi evolutivi aziendali, fino ad arrivare all’attuale versione, con un simbolo che rappresenta la perfetta sintesi di valori acquisiti e si adatta alle esigenze di mercato a 360°.
Questo è il processo di evoluzione in sintesi, vi basterà cliccare sull’immagine per sfogliare l’intero progetto.
Segue l’evoluzione dei packaging… prima:
Dopo:
E tu… cosa aspetti per una spuntatina? Se desideri richiedere un preventivo per il tuo restyling, scrivici su info@bradfarm.it o clicca qui